Un ‘no’ senza appello come già fatto in Piemonte e in Trentino.
Ma in questo caso parliamo di un territorio ben più circoscritto, ovvero l’Unione Terra dei Castelli. E’ questo gruppo di comuni (Vignola, Spilamberto Castelnuovo, Castelvetro, Guiglia, Marano, Savignano sul Panaro e Zocca) che sul finire del 2011 ha deciso di compiere un passo che ha davvero pochi eguali in Italia. Un passo che di diritto entra nella nostra inchiestona settimanale dedicata alla sindrome da “Disturbo da Deficit dell’Attenzione ed lperattività
(Adhd)”. Era il 27 ottobre scorso quando la Giunta dell’Unione approvò all’unanimità la delibera 102. E l’oggetto del documento affonda le sue radici nella tutela dell’infanzia verso una malattia ancora indefinita sotto tanti punti di vista: “Somministrazione nelle scuole di test o questionari relativi allo stato psichico ed emozionale degli alunni, se non finalizzati ad uso esterno ed esclusivamente didattico”.
La scelta fatta dai sindaci dell’Unione è chiara: tutti i test psico-comportamentali che possono ricordare quelli per individuare l’Adhd (di cui a fianco riportiamo una griglia tipo) vanno tenuti lontani dalle scuole di ogni grado e ordine.
Come ricordato nella puntata di ieri, non esiste un vero esame clinico per capire se la vivacità incontrollabile del minore sia riconducibile all’iperattività, ma soltanto una diagnosi che, inizialmente, si basa su una griglia di circa 20 domande a cui il genitore può rispondere per giudicare il grado di disattenzione del figlio. Il numero può variare, cosi come il tipo di test, ma nei più usati già 6 risposte affermative possono definire il bambino potenzialmente iperattivo.
Da qui il rischio di una cura a base di psicofarmaci sottovalutando, spesso, la possibilità di affiancarla a un percorso pedagogico (seppur lungo) che cerchi di individuare le vere cause della patologia.
I test di cui fa riferimento anche la delibera dell’Unione Terre di Castelli fanno riferimento esplicito a quelli somministrati all’interno delle scuole degli Stati Uniti, di diversi paesi europei ed anche in Italia per diagnosticare apertamente l’Adhd. Interpellata, l’Unione ha confermato che la delibera è voluta essere un ‘no’ preventivo visto che nelle scuole del territorio non sono mai stati messi in atto dei test. Determinante all’approvazione della delibera anche l’impegno messo in campo da alcuni genitori dei comuni dell’Unione. Sono loro, spesso, le prime vere vittime di una malattia che vede i propri figli venire improvvisamente considerati diversi dagli altri. «Siamo un gruppo di mamme informate sull’argomento. – spiega Cristina Simonini – Abbiamo voluto sensibilizzare le scuole ed i Comuni riguardo ad una realtà purtroppo poco conosciuta. La delibera è nata grazie alla sensibilità dei sindaci dell’Unione e del suo presidente Francesco Lamandini».
Gli stessi Comuni hanno voluto specificare che l’invito di non fare test non è l’inizio di una crociata contro l’iperattività. «L’obiettivo della delibera – specificò mesi fa la stessa Unione – non riguarda una presa di posizione sul dibattito ‘L’Adhd è o non è una patologia’; ciò che si intende sottolineare è che la scuola è e deve continuare ad essere un luogo di istruzione, di crescita, di sviluppo dei potenziali dei bambini».
La nota continuava, poi, con un messaggio altrettanto chiaro.
«Gli eventuali interventi devono avvenire all’interno di strutture sanitarie pubbliche e sotto lo stretto controllo di operatori sanitari qualificati». E l’innovativa presa di posizione della Giunta dell’Unione è stata premiata nel periodo natalizio dall’Associazione
Peribimbi.it Onlus. Nella delibera i Comuni hanno chiesto, inoltre, alla Regione di legiferare sulla materia come già fatto in due regioni italiane. Era il 2007 quando il Piemonte approvò la norma di divieto ai test Adhd nelle scuole e la tutela dei bambini dall’abuso di sostanze psicofarmacologiche. Un anno dopo fu il Trentino a fare lo stesso passo.